"Questo film comincia dove i miei precedenti finivano", rivela Leonardo Pieraccioni. Perché se Il Ciclone, Fuochi d'artificio, Il Paradiso all'improvviso raccontavano, come lui stesso spiega, "la rincorsa del normotipo (il mio personaggio) per accaparrarsi una donna eccezionale", stavolta, con Una moglie bellissima, il nostro eroe parte a conquista ormai avvenuta. Incarnandosi in un venditore di frutta e verdura che vede la sua vita sconvolta quando un fotografo (Gabriel Garko) decide di lanciare nel mondo dello spettacolo la sua splendida consorte (Laura Torrisi, ex Grande fratello), attraverso uno dei soliti calendari più o meno sexy. Da qui il tradimento di lei, e poi l'inevitabile riconciliazione: "In reltà è una storia sul perdono - dice l'attore e regista - potremmo definirla la rivincita del pane e porchetta sul caviale...".
Queste le linee guida della pellicola - candidata, insieme all'eterno cinepanettone di Neri Parenti, al primato di incassi natalizi - che sta per sbarcare nelle sale, in ben 700 copie distribuite da Medusa. Ma attenzione a non calcare troppo la mano sulle novità, rispetto alle precedenti opere di Pieraccioni. Visto che, al di là della trama, gli ingredienti restano gli stessi: l'ossatura da commedia sentimentale; una sceneggiatura scritta a quattro mani con Giovanni Veronesi; un personaggio (lui) innamorato e un po' ingenuo; le performance comiche di alcuni attori amici (in primis Massimo Ceccherini, qui nel ruolo di un venditore di pentole); la bella ragazzona di turno, nel ruolo dell'oggetto d'amore. E che, stavolta, si presenta sullo schermo con le forme generose e i lineamenti mediterranei della Torrisi.
"L'ho scelta dopo almeno 150 provini andati a vuoto - racconta Pieraccioni - l'ho vista su una rivista e l'ho convocata, malagrado il micidiale marchio d'infamia di venire dai reality". Una sorta di pregiudizio negativo che coinvolge chi proviene da programmi come, appunto, il Grande fratello. Non del tutto ingiustificato, però, visto che - come Leonardo fa notare - "finora a rivelare talento sono stati solo lei, Luca Argentero e Taricone, sulle centinaia e centinaia di persone coinvolte nel fenomeno". Quanto a Laura, ammette di sognare una carriera alla Sophia Loren o Gina Lollobrigida, dice di essersi identificata molto nel personaggio ma che lei, un calendario, non lo farebbe mai: "Me l'hanno proposto ma l'ho rifiutato", tiene a precisare.
Proprio queste critiche - per quanto soft - alla reality tv o all'uso delle donne nello showbiz, introducono un altro elemento di piccola novità, nel dolce e buonista universo pieraccioniano: un accenno di satira sociale. Presente nel film sia nella descrizione del mondo che ruota attorno ai calendari, sia nei dialoghi in cui il protagonista, alle Seychelles al seguito della moglie impegnata nel set fotografico, descrive l'Italia agli abitanti del luogo: un Paese stretto tra Ici e indulto, condoni e tasse di successione, Iva e disfunzioni varie. "Ma allora siete voi il terzo mondo" chiosano gli sbalorditi isolani, divertiti di fronte alle nostre follie nazionali.
E poi sullo schermo c'è - come già accennato - quella che Pieraccioni definisce "una piccola, delicata accusa contro quello che è il mondo dello spettacolo". A cui viene contrapposta, come esempio di vita sana, la provincia (la storia è ambientata nel paesino toscano di Anghieri): "Io ci vivo, la qualità della vita è 'troppo meglio assai' di quella in città", sostiene convinto il regista.
Queste le novità. E poi ci sono le eterne questioni che il cinema del mattatore toscano suscita. A cominciare dalla sua impossibilità di uscire dal personaggio del bravo ragazzo ingenuo. "A volte ho provato a darmi un ruolo da cattivo, ma già alla quinta riga di sceneggiatura non ero più credibile. Se perfino un esempio supremo come Alberto Sordi non si è mai discostato troppo da un certo tipo umano, perché dovrei farlo io? A Bruce Springsteen non chiedono 'perché non fai un valzer'... insomma, io sto alla commedia come Springsteen al rock'n'roll".
Secondo argomento inevitabile: la sfida natalizia ai botteghini, su cui, come da copione, Pieraccioni glissa: "Temo soprattutto le Winx - continua a ripetere, come un tormentone - se potessi le farei fare prigioniere da Ceccherini... quelle farfallacce con gli occhi grandi, i loro manifesti sono ovunque. E comunque noi in Toscana diciamo 'perché guardare chi ce l'ha più lungo?'. Io faccio i film che vorrei vedere da spettatore, non ho niente a che fare con i cinepanettoni: quando girerò 'Natale a Poggibonsi', allora ne riparleremo...".
Fonte: La Repubblica
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